La prima fase di ricostruzione post-bellica: gli anni Cinquanta
I primi segnali di lenta fuoriuscita dalla difficile situazione economico-sociale che ha contraddistinto la Bressanone del primissimo dopoguerra, tra il 1945 e il 1949– situazione descritta in maniera esemplare da Fausto Ruggera in questa nostra mostra – si manifestarono all’inizio degli anni Cinquanta.
Un primo segnale è dato dalla crescita della popolazione: il censimento del 1951 evidenziò per la città vescovile un deciso aumento della popolazione (11.242 cittadine e cittadini), con un pieno recupero dei dati prebellici. Questa tendenza espansiva continuerà per i successivi vent’anni portando la città a superare le 16 mila unità nel 1971.
Un secondo segnale di ripresa è rappresentato dalla timida crescita economica. In città le realtà produttive più importanti (si pensi tra l’altro alla Durst, alla cartiera di Monteponente, al sistema delle segherie) andarono consolidandosi, con un rilancio – ancorché modesto – degli investimenti, ma soprattutto si verificò un rafforzamento del settore artigianale (ambito in cui operavano anche “maestri” di lingua italiana) ed un rilancio di quello dei servizi (nel 1953 venne tra l’altro istituito il primo servizio urbano di autobus). Tutto ciò non mancò di influenzare anche il quadro sociale, dato che in questo periodo, come notato dai curatori di “Odi et amo.75 anni di vita liceale tra cronaca e storia”, “riprese fiato l’associazionismo sportivo, ricreativo e culturale cittadino, anche di matrice italiana e si avviarono, tra l’altro, i lavori per la costruzione dell’Oratorio Don Bosco, inaugurato nell’aprile del 1954, che divenne uno dei centri di animazione della vita cittadina”. Fu in questo periodo che, oltre alle già citate Pro Cultura e Corale San Michele, nacquero – li citiamo in ordine sparso e senza pretese di esaustività – il gruppo “Torre Bianca” del CTG, il circolo ACLI, diverse unioni sportive, la Polisportiva giovanile Alto Adige ed il Moto e Ciclo Club.
Nei primi anni Cinquanta si insediò a Bressanone il Comando della Brigata Alpina Tridentina, che comportò il trasferimento in città di molti militari e delle loro famiglie e rappresentò un volano per l’economia locale in termini di forniture e servizi.
Pur all’interno di uno sviluppo urbanistico ancora molto contenuto, un ulteriore segnale di vitalità e di ripresa venne dato dall’edilizia scolastica, con la creazione di quello che – con ottica odierna – potremmo definire il primo polo scolastico cittadino. Sempre in “Odi et amo” leggiamo infatti: “nel maestoso e ristrutturato complesso di via Dante, già caserma dell’artiglieria intitolata all’imperatore Carlo d’Asburgo, trovarono spazio una scuola elementare in lingua tedesca, le scuole medie in lingua italiana e tedesca, il liceo classico “Dante Alighieri” ed il liceo scientifico in lingua tedesca, intitolato all’egittologo brissinese Jakob Philipp Fallmerayer”. In ambito scolastico può essere citata anche la nascita della Scuola professionale per apprendisti in lingua italiana, importante fucina di personale qualificato per le aziende locali.
Tra i fattori di modernizzazione ed innovazione della città vale la pena di ricordare la costruzione della sede estiva della Università di Padova (inaugurata nel 1952) e la realizzazione delle strutture del Villaggio del Fanciullo, il Kinderdorf, ultimate nel 1956 ed ufficialmente inaugurate nel 1959.
Gli anni Cinquanta videro anche il ritorno ad una vita politica pienamente democratica. Come ricorda Fausto Ruggera nel suo “Montagne senza confini”, “il 25 maggio 1952 ebbero luogo anche a Bressanone le prime votazioni democratiche per l’elezione del nuovo consiglio comunale. La Volkspartei ottenne la maggioranza con diciassette seggi, mentre al gruppo italiano ne andarono dodici. (…) Venne costituita una giunta Südtiroler Volkspartei-Democrazia cristiana che poteva vantare su una maggioranza di 23 seggi (17 SVP e 6 Dc) guidata dal sindaco Valerius Dejaco.” Una giunta comunale che operò con poche risorse finanziarie e l’impossibilità quindi di far decollare tutti i progetti elaborati. L’amministrazione provvide alla sistemazione di strade ed infrastrutture. Lo storico brissinese Hans Heiss ricorda come “nel 1956 fu costruita via Cesare Battisti lungo la riva sinistra dell’Isarco, agevolando l’accesso a Stufles. All’epoca (…) piazza Duomo fungeva da parcheggio a cielo aperto ed il traffico in via Portici era piuttosto sostenuto. Sulla statale del Brennero circolavano invece poche vetture al punto che ancora nel 1960 veniva utilizzata dagli allevatori per portare al pascolo il bestiame.”
Nel 1956 entrò in Consiglio comunale la prima donna: nelle file della Democrazia cristiana venne eletta Ada Scaggiante, una figura che anche in futuro caratterizzerà, con il suo stile e la sua capacità di visione, la vita sociale brissinese.
Il periodo, giustamente denotato come espansivo, non fu però esente da problemi e da contraddizioni. Hans Heiss annota a questo proposito, nel prezioso volume dedicato nel 2004 alla storia della città: “quello tra il 1956 ed il 1962 fu un periodo contraddittorio per Bressanone. Nonostante il sensibile aumento del benessere, il rapporto tra gruppi linguistici rimase caratterizzato da reciproca sfiducia. (…) Nel 1956, dopo i primi attentati dinamitardi contro opere pubbliche, si assistette a una militarizzazione dell’Alto Adige e di Bressanone.” Agli inizi del 1957 davanti all’Oratorio Don Bosco fu collocato – probabilmente da mani sudtirolesi – un candelotto di dinamite, che ne lesionò il portone e mandò in frantumi tutti i vetri.
In questo contesto di crescente conflittualità un’azione se non moderatrice almeno di distensione fu messa in campo dalla Chiesa, guidata dal 1952 dal vescovo Joseph Gargitter. Il prelato, originario di Luson e brissinese di adozione, non perdeva occasione per ricordare la necessità del dialogo e per promuovere occasioni incontro, attirandosi in tal modo forti critiche da parte degli ambienti più conservatori.
di Sandro Fraternali