Skip to main content

La prima volta che salimmo sul coro fu senz’altro un’emozione piacevole. Era bello – pensavamo – distinguerci un po’ dalla gente che stava giù, e per questo dovevamo anche essere più buone”. I primi canti erano molto semplici ed orecchiabili. Si trattava soprattutto di devote canzoncine che don Franco andava da tempo componendo per le varie ricorrenze liturgiche, soprattutto per la festa della Prima Comunione: un repertorio che ha goduto di un certo successo anche a livello nazionale, ma che negli ultimi decenni è finito nel dimenticatoio. Si sono salvati un paio di brani per coro misto (“Adoramus te, Christe” per la Settimana Santa e la natalizia “Ninna nanna della Madonna”).

In seguito il repertorio del piccolo coro femminile si andò ampliando ed arricchendo con l’acquisto di partiture presso la Carrara di Bergamo, partiture che in genere venivano trascritte a mano per le singole voci dalle coriste stesse.

Intanto l’organico del coro era sempre in movimento e le prove si spostarono in un’aula del Ginnasio, alla sera dopo cena, mentre per le piccole si mantenne l’orario delle 16.30.

Citazioni da appunti sparsi di don Soave e da una cronaca anonima del 1957

Die ersten Gesänge waren einfach, aber zu Herzen gehend. Die meisten frommen Lieder hatte Don Franco für die verschiedenen liturgischen Anlässe, vor allem für die Erstkommunion, selbst komponiert. Das Repertoire wurde später durch den Ankauf von Partituren aus dem Verlag Carrara in Bergamo erweitert. Die einzelnen Stimmen mussten jedoch mit der Hand abgeschrieben werden.

Don Giuseppe Franco

I canti – a due o tre voci – accompagnavano i momenti forti dell’anno liturgico. “La Prima Comunione è la più bella festa della nostra parrocchia, perché la chiesa si riempie. Eseguivamo il ‘Domine, non sum dignus’ di don Franco ed il bellissimo ‘Panis angelicus’ di Franck. Questo è un momento molto importante e di forte agitazione, perché dobbiamo confrontarci con trombe e violini e ciò, oltre ad essere un godimento, ci procura una tremarella tutta speciale”.

Non conoscendo le note, le coriste imparavano i canti a memoria, voce per voce, facendo affidamento solo sul buon orecchio. “Di tanto in tanto abbiamo la fortuna di avere un organista: i primi tempi don Pietro Giacomelli, sua sorella Elsa, il cappellano don Alois Niedermair, e quindi Mario Castiglioni, Otto Rubatscher ed Heinz Giongo”, il quale risolse il ricorrente problema “organista” fin verso la metà degli anni novanta.

Citazioni da appunti sparsi di don Soave e da una cronaca anonima del 1957

Die meist 3 bis 4 stimmigen Lieder bereicherten die schönsten Momente im Kirchenjahr – nämlich die Erstkommunionsfeiern. Die Musikstücke wurden meist auswendig gelernt, da die wenigsten Sängerinnen des Notenlesens kundig waren. Es war ein Glücksfall, einen Organisten zu haben. In den ersten Jahren übernahmen diesen Dienst Don Pietro Giacomelli, dessen Schwester Elsa, ebenfalls der Kooperator Alois Niedermair, später Mario Castiglioni, Otto Rubatscher und Heinz Giongo.

DA “L’ANGELO DELLA PARROCCHIA”

Uno dei primi interventi del coro è documentato brevemente da don Franco nel numero di giugno 1946 del suo bollettino “L’Angelo della Parrocchia”, fondato sette mesi prima: “Fra due file fitte di fedeli i pargoletti (della Prima Comunione) entrarono solennemente in chiesa, dove i canti soavi del coro si alternavano con le voci argentine dei bambini oranti”. Anche negli anni successivi il mensile di don Franco non mancherà di segnalare la presenza del coro parrocchiale. Così nel luglio 1947: “La bella cerimonia (della Prima Comunione) era accompagnata dai devoti canti, eseguiti con esattezza dal coro giovanile, diretto da don Soave Costantini”. Nel numero del giugno 1948 si legge: “Condotti dai loro insegnanti i 123 neocomunicandi fecero, tra una fitta folla di fedeli, il loro solenne ingresso in chiesa fra il suono festoso del ‘Lauda Sion’ (del Caudana), accompagnato da quattro trombe. Devoti i canti del nostro coro accompagnato dal quartetto d’archi, diretto dal prof. Aldo Zaniboni”. Ne “L’Angelo della Parrocchia” del maggio 1950 don Franco descrive a lungo l’arrivo della Madonna Pellegrina alla stazione di Bressanone. Alla presenza del principe-vescovo Geisler, del clero del duomo e della parrocchia, delle autorità civili e militari “il coro, diretto da don Soave Costantini e accompagnato da quattro trombe, eseguì l’inno ufficiale e quello diocesano composto da don Franco”. Nel numero di gennaio 1951 ecco un’ulteriore segnalazione: “Resero solenni le funzioni natalizie le bellissime esecuzioni musicali del nostro bravo coro di ragazze, dirette da don Soave Costantini ed accompagnate dal nostro bravo organista don Pietro Giacomelli”. Nel giugno 1954 “L’Angelo della Parrocchia” parla diffusamente dell’apertura dell’Oratorio Don Bosco – avvenuta il 25 aprile, presente il vescovo Josef Gargitter – e registra puntualmente che “il brano musicale ‘La Carità’ del Caudana è stato eseguito finemente dal coro delle nostre buone cantanti, sotto la direzione di don Soave Costantini”. Nel giugno 1957 il bollettino riporta l’ultimo accenno al coro: “In chiesa (per la Prima Comunione) procurò il canto il nostro bravo coro, sotto la direzione di don Costantini”.

Intestazione della rivista "L'Angelo della Parrocchia" - 1963
Überschrift der Pfarrzeitschrift "L 'Angelo della Parrocchia" - 1963

Aus dem Pfarrblatt "L'Angelo della Parrocchia"

Einer der ersten Auftritte des Chores wurde im Juni 1948 von Don Franco in der Monatszeitschrift für die italienische Seelsorge dem „L’Angelo della Parrocchia“, folgendermaßen dokumentiert: “Von den Lehrpersonen angeführt, zogen 123 Erstkommunikanten durch ein dichtes Spalier in die Pfarrkirche ein, begleitet von Trompeten und dem festlichen Chorgesang des Lauda Sion (von Caudana)“.

Den Festgottesdienst gestaltete wiederum der Chor mit andächtig stimmenden Liedern und einem Streichquartett, geleitet von Prof. Aldo Zaniboni. Dieser war Dozent am Musikkonservatorium in Bozen und hatte dieses Quartett mit der Unterstützung der Pro Cultura gegründet.

Im Juni 1954 berichtet das italienische Pfarrblatt ausführlich über die Eröffnung des Oratoriums Don Bosco am 25. April. Anwesend war u.a. Bischof Msgr. Gargitter und der Chor, geleitet von Don Soave Costantini.

Nel giro di una decina d’anni il coro era diventato una viva ed entusiasmante realtà all’interno della comunità italiana. Le ragazze erano “sempre occupate e ricercate”; partecipavano attivamente anche alle recite teatrali riempiendo gli intervalli tra un atto e l’altro.

Seguì una fase di involuzione: trasferimenti, fidanzamenti e matrimoni stavano rivoluzionando la compagine del coro che andò soggetto a periodi di crisi e a conseguente riduzione degli interventi. “Dai vari tentativi fatti per ingaggiare nuovi elementi uscirono le rimanenti sorelle Morocutti e Martinelli, Anna Capaldo, Vida Maranelli ed altre ancora”. Per qualche anno alcune di loro ebbero anche il “privilegio” di accompagnare don Franco nelle sue visite domenicali alle piccole comunità di italiani dispersi nelle vallate della diocesi brissinese. Dopo le affollatissime conferenze le ragazze animavano con i loro canti le immancabili funzioni eucaristiche. Il compenso? Ogni tanto un gelato “da Gigi”.

La cronaca anonima riferisce: “Oggi (16.05.1957), ad undici anni dalla fondazione, è in forza un gruppo di dieci ragazze al massimo, che fanno di tutto per tenere in vita, se non altro, la passione che le anima”.

Il repertorio di musica sacra appreso dal coro era piuttosto consistente e in grado di coprire più o meno tutte le festività dell’anno liturgico. Particolarmente numerose e varie nello stile erano le canzoni mariane eseguite durante il frequentatissimo “fioretto” di maggio. E vi figurano anche canzoni profane a due, tre e quattro voci (villotte friulane e canti di montagna), che testimoniano la gran voglia di socializzare anche fuori di chiesa.

Don Soave dirige le prime giovani durante una rappresentazione al don Bosco die ersten Sängerinnen im Theatersaal "Don Bosco"

Laura e Maria Teresa Martinelli, Anna Capaldo e Maria Luisa Morocutti cantano una delle prime composizioni musicali – 1996 – singen eines der ersten Lieder

Videotestimonianza della ex corista Rosetta Rella
Interwiew mit der ehemaligen Sängerin Rosetta Rella

In einem Jahrzehnt war der Chor zu einer lebendigen und erfreulichen Einrichtung  in der italienischen Pfarrgruppe geworden. Die spärlichen Aufzeichnungen Don Soaves und eine lückenhafte anonyme Chronik zeigen, dass mit dem Repertoire an geistlicher Musik fast alle liturgischen Feiern abgedeckt werden konnten. Besondere Pflege fanden Marienlieder für Maiandachten. Auch einige weltliche, drei- und vierstimmige, friulianische und andere Volkslieder werden erwähnt.

DA CORO DI VOCI BIANCHE A CORO DI VOCI MISTE

Già verso il 1955 c’era stato uno sporadico inserimento di elementi maschili, fra cui i bassi Mario Veronesi e Dario Santini. Per le esecuzioni più impegnative poi – quali il coro pasquale “Il Signor risuscitò” – don Soave ricorreva all’aiuto di alcuni chierici del vicino Seminario; fra questi c’era anche il futuro direttore don Carlo Milesi. Di loro dice la cronaca anonima: “Col massimo rispetto che è loro dovuto, non fanno per noi. Loro sanno la musica, sono troppo bravi”. Ed anche don Franco ebbe da ridire, ma per un’altra ragione. Nel 1945 aveva dato a don Soave il suo “beneplacito” di formare un coro parrocchiale purché fosse di sole voci bianche. Ora, con l’arrivo degli uomini e dei chierici, il coro non quadrava più con le sue direttive. Però dagli anni Settanta in poi si dichiarerà molto soddisfatto della “preziosa presenza” della Corale San Michele.

Der Übergang zum gemischten Chor

Mitte der fünfziger Jahre kamen zeitweise auch Männer zum Chor. Für anspruchsvollere Anlässe lud Don Soave dazu auch einige Kleriker des Priesterseminars ein unter denen sich auch der spätere Chorleiter Don Carlo Milesi befand.

GLI ANNI 50 A BRESSANONE

La prima fase di ricostruzione post-bellica: gli anni Cinquanta

I primi segnali di lenta fuoriuscita dalla difficile situazione economico-sociale che ha contraddistinto la Bressanone del primissimo dopoguerra, tra il 1945 e il 1949– situazione descritta in maniera esemplare da Fausto Ruggera in questa nostra mostra – si manifestarono all’inizio degli anni Cinquanta.

Un primo segnale è dato dalla crescita della popolazione: il censimento del 1951 evidenziò per la città vescovile un deciso aumento della popolazione (11.242 cittadine e cittadini), con un pieno recupero dei dati prebellici. Questa tendenza espansiva continuerà per i successivi vent’anni portando la città a superare le 16 mila unità nel 1971.

Un secondo segnale di ripresa è rappresentato dalla timida crescita economica. In città le realtà produttive più importanti (si pensi tra l’altro alla Durst, alla cartiera di Monteponente, al sistema delle segherie) andarono consolidandosi, con un rilancio – ancorché modesto – degli investimenti, ma soprattutto si verificò un rafforzamento del settore artigianale (ambito in cui operavano anche “maestri” di lingua italiana) ed un rilancio di quello dei servizi (nel 1953 venne tra l’altro istituito il primo servizio urbano di autobus). Tutto ciò non mancò di influenzare anche il quadro sociale, dato che in questo periodo, come notato dai curatori di “Odi et amo.75 anni di vita liceale tra cronaca e storia”, “riprese fiato l’associazionismo sportivo, ricreativo e culturale cittadino, anche di matrice italiana e si avviarono, tra l’altro, i lavori per la costruzione dell’Oratorio Don Bosco, inaugurato nell’aprile del 1954, che divenne uno dei centri di animazione della vita cittadina”. Fu in questo periodo che, oltre alle già citate Pro Cultura e Corale San Michele, nacquero – li citiamo in ordine sparso e senza pretese di esaustività – il gruppo “Torre Bianca” del CTG, il circolo ACLI, diverse unioni sportive, la Polisportiva giovanile Alto Adige ed il Moto e Ciclo Club.

Nei primi anni Cinquanta si insediò a Bressanone il Comando della Brigata Alpina Tridentina, che comportò il trasferimento in città di molti militari e delle loro famiglie e rappresentò un volano per l’economia locale in termini di forniture e servizi.

Pur all’interno di uno sviluppo urbanistico ancora molto contenuto, un ulteriore segnale di vitalità e di ripresa venne dato dall’edilizia scolastica, con la creazione di quello che – con ottica odierna – potremmo definire il primo polo scolastico cittadino. Sempre in “Odi et amo” leggiamo infatti: “nel maestoso e ristrutturato complesso di via Dante, già caserma dell’artiglieria intitolata all’imperatore Carlo d’Asburgo, trovarono spazio una scuola elementare in lingua tedesca, le scuole medie in lingua italiana e tedesca, il liceo classico “Dante Alighieri” ed il liceo scientifico in lingua tedesca, intitolato all’egittologo brissinese Jakob Philipp Fallmerayer”. In ambito scolastico può essere citata anche la nascita della Scuola professionale per apprendisti in lingua italiana, importante fucina di personale qualificato per le aziende locali.

Tra i fattori di modernizzazione ed innovazione della città vale la pena di ricordare la costruzione della sede estiva della Università di Padova (inaugurata nel 1952) e la realizzazione delle strutture del Villaggio del Fanciullo, il Kinderdorf, ultimate nel 1956 ed ufficialmente inaugurate nel 1959.

Gli anni Cinquanta videro anche il ritorno ad una vita politica pienamente democratica. Come ricorda Fausto Ruggera nel suo “Montagne senza confini”, “il 25 maggio 1952 ebbero luogo anche a Bressanone le prime votazioni democratiche per l’elezione del nuovo consiglio comunale. La Volkspartei ottenne la maggioranza con diciassette seggi, mentre al gruppo italiano ne andarono dodici. (…) Venne costituita una giunta Südtiroler Volkspartei-Democrazia cristiana che poteva vantare su una maggioranza di 23 seggi (17 SVP e 6 Dc) guidata dal sindaco Valerius Dejaco.” Una giunta comunale che operò con poche risorse finanziarie e l’impossibilità quindi di far decollare tutti i progetti elaborati. L’amministrazione provvide alla sistemazione di strade ed infrastrutture. Lo storico brissinese Hans Heiss ricorda come “nel 1956 fu costruita via Cesare Battisti lungo la riva sinistra dell’Isarco, agevolando l’accesso a Stufles. All’epoca (…) piazza Duomo fungeva da parcheggio a cielo aperto ed il traffico in via Portici era piuttosto sostenuto. Sulla statale del Brennero circolavano invece poche vetture al punto che ancora nel 1960 veniva utilizzata dagli allevatori per portare al pascolo il bestiame.”

Nel 1956 entrò in Consiglio comunale la prima donna: nelle file della Democrazia cristiana venne eletta Ada Scaggiante, una figura che anche in futuro caratterizzerà, con il suo stile e la sua capacità di visione, la vita sociale brissinese.

Il periodo, giustamente denotato come espansivo, non fu però esente da problemi e da contraddizioni. Hans Heiss annota a questo proposito, nel prezioso volume dedicato nel 2004 alla storia della città: “quello tra il 1956 ed il 1962 fu un periodo contraddittorio per Bressanone. Nonostante il sensibile aumento del benessere, il rapporto tra gruppi linguistici rimase caratterizzato da reciproca sfiducia. (…) Nel 1956, dopo i primi attentati dinamitardi contro opere pubbliche, si assistette a una militarizzazione dell’Alto Adige e di Bressanone.” Agli inizi del 1957 davanti all’Oratorio Don Bosco fu collocato – probabilmente da mani sudtirolesi – un candelotto di dinamite, che ne lesionò il portone e mandò in frantumi tutti i vetri.

In questo contesto di crescente conflittualità un’azione se non moderatrice almeno di distensione fu messa in campo dalla Chiesa, guidata dal 1952 dal vescovo Joseph Gargitter. Il prelato, originario di Luson e brissinese di adozione, non perdeva occasione per ricordare la necessità del dialogo e per promuovere occasioni incontro, attirandosi in tal modo forti critiche da parte degli ambienti più conservatori.

di Sandro Fraternali

Die 50iger-Jahre in Brixen

Zu Beginn der 50iger Jahre begann sich die wirtschaftliche und soziale, angespannte Situation der direkten Nachkriegsjahre leicht zu entspannen.

Eines der ersten Anzeichen war ein Anstieg der Einwohnerzahlen auf über 11.000 Personen im Jahr 1951. Auch war ein zarter wirtschaftlicher Aufschwung bei der Industrieproduktion (die Firmen Durst und Monteponente) aber im Besonderen bei Handwerksbetrieben, festzustellen. Bemerkenswert war der Auf- und Ausbau der öffentlichen Dienste der Gemeinde und der Einführung von Busdiensten. In dieser Zeit lebte auch innerhalb der italienischen Gemeinschaft das sportliche und kulturelle Leben auf, wobei der Bau des Oratoriums „Don Bosco“ besonders zu erwähnen ist. Im kulturellen und sozialen Leben der Stadt sind unter anderem die „Pro Cultura“, die Corale San Michele und der ACLI, dem italienischen Gegenstück des KVW, hervorzuheben. Mit der Verlegung des Kommandos der Gebirgsbrigade „Tridentina“ nach Brixen, kam es zu einem starken Zuzug an Soldaten und deren Familien.

Auch im schulischen Bereich tat sich einiges. Durch den Umbau der ehemaligen K.u.K Artilleriekaserne in der Dantestraße, konnte in diesem neuen Schulkomplex italienische deutsche Grundschule, die Mittelschulen beider Sprachgruppen sowie das klassische Lyzeum „Dante Alighieri“, die deutsche Oberschule „J.Ph.Fallmerayer“ und das deutsche wissenschaftliche Lyzeum Platz finden. Wichtig war aber auch die Gründung der Berufsschule in italienischer Unterrichtssprache. Zu jener Zeit wurde neben dem Sommersitz der Universität Padova auch das Südtiroler Kinderdorf errichtet.

Mit der Rückkehr der Demokratie fanden am 25.5.1952 die ersten Wahlen in Brixen statt. Dabei errang die Südtiroler Volkspartei 17 und die italienische Volksgruppe 12 Sitze. Im Gemeinderat unter Bürgermeister Valerius Dejaco, regierte eine Koalition aus SVP und Democrazia Cristiana. Die bescheidenen finanziellen Mittel wurden in Straßenprojekten und in die Infrastruktur der Stadt investiert. Zu erwähnen sei der Bau der C.Battisti-Straße und der Versuch einer Lösung des Verkehrsproblems in der Altstadt. Damals durchquerte der Verkehr die Lauben und der Domplatz wurde als öffentlicher Autoparkplatz benützt.

Trotz des zaghaften Aufschwungs blieb bis in die 60iger Jahre, das Verhältnis zwischen den Sprachgruppen von gegenseitigem Misstrauen geprägt. Hervorzuheben sei dabei, dass damals Bischof Joseph Gargitter sich sehr für einen Dialog zwischen den Volksgruppen einsetzte.

Veduta storica della città di Bressanone - via Bastioni Minori historische Ansicht von Brixen - kleiner Graben

Veduta storica della città di Bressanone - Piazza Vescovado Veduta storica della città di Bressanone - Piazza Vescovado historische Ansicht von Brixen - Hofburgplatz